
Statement
Il teatro è uno spazio e va abitato in quanto tale. In esso non è più possibile pretendere una visione oggettiva da parte degli spettatori o la sospensione dell’incredulità .
Teatro è intersecarsi di sguardi soggettivi, ognuno dei quali assume una posizione precisa nello spazio. La realtà è il risultato di un incrocio di prospettive.
La creazione teatrale non corrisponde a un prodotto finito, ma a un processo. Questo significa che il punto di partenza (il progetto iniziale) e il punto d’arrivo (l’evento performativo) potranno parlarsi a distanza ma non coincideranno mai.
Ogni elemento della squadra di lavoro (drammaturgo/a; regista; performer; sound designer; ecc.) è considerato un autore. Non esistono collaborazioni ma autorialità condivise e tutti i contributi al lavoro sono considerati autoriali. In questo senso non esiste una gerarchia precostituita di autorialità .
Gli spettatori sono parte attiva del lavoro teatrale. Non assistono ma partecipano allo spettacolo: la loro presenza e il loro sguardo non vengono presupposti o dati per certi ma conquistati costantemente. In alcuni casi possono essere co-firmatari dell’opera modificandola attivamente.
Qui e ora sociali non devono essere ignorati. Il lavoro non si deve esaurire nell’evento scenico ma ogni progetto deve, in almeno una fase dello sviluppo, uscire dagli spazi teatrali e parlare a una comunità non teatrale.
In ogni progetto è preferibile che almeno il 50% dei componenti abbia un’ottima conoscenza di una lingua straniera.
Villa Estense, 12/05/2023